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"I'm brave but I'm chicken shit"

L’aeroporto di Algeri si fregia della qualifica di “internazionale”

La settimana scorsa sono stato ad Algeri per lavoro; la parte difficile è stata tornare a casa.

In Algeria i servizi non sembrano brillare per velocità, e quindi ci premuriamo di arrivare all’aeroporto con abbondante anticipo. Già fuori della porta la prima coda: per entrare bisogna subire il primo di una serie infinita di controlli. Metal detector e perquisizione.

Una volta all’interno ci mettiamo in coda per il checkin Alitalia. Le procedure sono lentissime, dopo quasi un’ora di coda scopriamo che i terminali hanno problemi da tre giorni e si aspetta una parte di ricambio da Parigi. Metà dei checkin è fatta a mano, il nostro banco ha anche la stampante di etichette rotta e ogni volta la tipa deve chiedere al collega. I nomi dei passeggeri vengono cercati su un tabulato fatto con una stampante ad aghi, che gli impiegati si passano da un banco all’altro. Tutto è molto caotico e tutti sembrano disorientati. Litigo col caposcalo che vorrebbe spedire il mio bagaglio a mano perché è 3 kg oltre il consentito. Io non mi sento sicuro a lasciare il mio bagaglio a queste persone con un’etichetta fatta a penna. Per fortuna la spunto.

Di corsa al controllo passaporti. La prima sala ha l’ingresso presidiato da una poliziotta cinque metri dopo l’arrivo della scala mobile. Risultato: la gente si ammassa malamente perché non può fermarsi sulla scala che continua a muoversi portando persone per le quali non c’è spazio. Veniamo gentilmente ma fermamente dirottati verso l’altra sala controllo, dalla parte opposta.

Centinaia di persone nervose, vocianti, bambini che piangono. La sala è strapiena, abbiamo un’ora di tempo per l’imbarco, ma non ce la faremo mai. I poliziotti lavorano con una lentezza esasperante, ciascuna persona viene tenuta per diversi minuti, scrutata in viso, confrontata con il passaporto, inserita nel sistema digitando nomi, date e luoghi con il solo indice della mano destra.

All’ora prevista per l’imbarco del nostro volo siamo ancora a metà della coda. Quasi tutte le persone con noi sono nervose perché stanno rischiando di perdere il loro aereo. Gente che litiga per questioni di precedenza, caldo. Provo a chiedere a una poliziotta che sta scacciando le persone che cercano di usare la corsia riservata al corpo diplomatico, che al momento è vuota e il relativo chiosco contiene un poliziotto che non fa nulla se non fissare la folla con uno sguardo vuoto. Le parlo inglese, lei non mi guarda neppure in faccia. Bofonchia qualcosa in una lingua sconosciuta, poi sghignazza: capisco che non gliene può fregare di meno e mi sta anche prendendo per il culo. Cerco di evitare di finire in una prigione algerina, incasso il colpo, e torno in coda. Un paio di volte arrivano degli impiegati di alcune compagnie aeree per avvertire che un volo sta partendo. Alle rimostranze delle persone rispondono che non dipende da loro ma dalla polizia, e che sta al singolo cercare di districarsi nella coda il più velocemente possibile. Ogni volta il nervosismo della folla aumenta.

Alla fine riusciamo a passare il controllo solo perché qualcuno di noi è riuscito a parlare al telefono con un addetto dell’aeroporto, che ci è venuto a prendere, ci ha portato in un’altra sala controllo e ci ha messo davanti ai poliziotti. Dopo essere stato scrutato, valutato e inserito, riesco a passare.

Dopo pochi metri un altro metal detector. Passo velocemente perché stanno torchiando un cinese che si dispera e piange  davanti alla sua valigia sventrata, mentre i poliziotti lo perculano con aria strafottente. Mi perquisiscono, ma sono distratti e scappo via senza inconvenienti.

Esco dalla porta ed ecco la dogana: una tipa mi chiede se ho qualcosa da dichiarare. Io, che ho due router, un tester, e svariata tecnicaglia infilata in valigia, sfodero la mia faccia impassibile e le mostro i 4.000 dinari che mi sono rimasti, circa 40 euro. Mi fa cenno di passare.

Il gate è lì e c’è anche l’aereo, per fortuna. L’addetto si sbraccia per chiamarmi e io corro al bancone. Controllano passaporto e biglietto. Faccio 30 metri e all’ingresso del finger c’è un altro poliziotto (ebbasta!) con il distintivo appeso al collo che vuole vedere il passaporto e la carta d’imbarco. Mentre controlla mi rendo conto che il suo distintivo è disegnato a penna biro su un cartoncino.

Percorro il finger e c’è un altro controllo: stavolta vogliono che apra il trolley. Ci guardano dentro senza toccare nulla. I router sono fasciati ma si vedono, sono pronto a lasciarglieli, sono esasperato. Va tutto bene, per fortuna.

Alla fine riusciamo a salire sull’aereo circa mezz’ora dopo l’orario previsto per la partenza, e si aspettano ancora 14 passeggeri.

Dall’ingresso in aeroporto a qui, più di due ore, 6 controlli, un checkin, svariate code. A parte l’addetta al checkin e il caposcalo Alitalia (che parla italiano), nessuno parla inglese. Per tutto il tempo gli schermi non hanno avvertito che l’aereo sarebbe partito in ritardo, e nessuno ha detto nulla all’altoparlante.

A parte il guasto al banco checkin, mi dicono che tutto questo sia normale. Fosse per me, Algeri anche basta, grazie.

 


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Commenti

17 risposte a “L’aeroporto di Algeri si fregia della qualifica di “internazionale””

  1. Avatar Stefano
    Stefano

    Beh, per essere internazionale è sufficiente che ci siano voli da/per l’estero.

    Io ho avuto esperienze simili, anche se non a questi livelli, in Marocco. Personale poco preparato, polizia ovunque, pigrizia ovunque, sensazione che nessuno avesse voglia di lavorare, ritardi non comunciati, poche informazioni diffuse, per di piú false.

    Diciamo che alcuni pregiudizi che si hanno non possono che venire rafforzati da esperienze del genere, purtroppo.

  2. Avatar Roberto
    Roberto

    racconto bellissimo, ho riso come un matto in piu’ punti… certo viverlo dev’essere stato un po’ esasperante

  3. Avatar David
    David

    Il mio viaggio in treno da Milano a Cattolica di settimana scorsa non differisce molto dal tuo.

    Un solo treno cancellato ha creato un panico incredibile a Bologna.

  4. Avatar Lorenzo
    Lorenzo

    Sei per caso tornato venerdì o sabato?
    Erano i primi giorni di Ramadam, sono tutti più nervosi e tendono a lavorare ancora meno…

    A me è successo quasi di peggio in Marocco, stavo per venire alle mani con una addetta ai bagagli che mi diceva che un mio amico (che non parla francese) aveva due alternative:perdere il volo e cercare il bagaglio oppure prendere il volo e perdere il bagaglio

  5. Avatar Andrea

    Sono tornato Venerdì mattina. Il Ramadan è iniziato Venerdì alle 15. Volo con la compagnia di bandiera in un aeroporto “internazionale”, non mi sento tanto in vena di giustificare.

  6. Avatar StefanoHung
    StefanoHung

    Al peggio non c’è limite, anni fa l’aeroporto di Yangon in Myanmar (Birmania) era molto più malmesso, mi dicono che è migliorato un pochino, me lo auguro proprio. Per le vacanze, eviterò accuratamente gli stati del Maghreb e continuerò a fare le ferie in Corsica e in Grecia.

  7. Avatar Andrea

    Tanto in Algeria i turisti non li vogliono. Ho un visto business che dura tre mesi. 90 euro.

  8. Avatar Federico

    Beh, il mio arrivo a Dubai un mese fa non è stato sereno ma la tua esperienza algerina ridimensiona il mio stress e mi fa un po’ pentire di non averlo raccontato.

    Due controlli bagagli “completi” prima di uscire dall’aeroporto, prima quello a mano e poi quello da stiva (dopo averlo ritirato…evviva la fiducia nell’aeroporto di provenienza).

    Per fortuna nulla di più. Però l’aeroporto in se funzionava alla grande in effetti e più o meno tutti parlano più o meno inglese.

  9. Avatar Storia
    Storia

    hai provato a parlare francese?

  10. Avatar Giampiero
    Giampiero

    Non ridevo così da tantissimo.
    E’ tutto vero, anche se hai omesso di raccontare l’intercalare durante le due ore abbondanti del tormentone “Ah les italiens, tous le memes…”
    Comunque con due compagni di viaggio come Andrea e Alex, in Algeriac ci tornerei, basta cambiare tormentone!

  11. Avatar Alex
    Alex

    Un mito e comunque mi associo al commento di Giampy e ti dico che l’enfants italienne quand il sont petit il mange le spaghett avec le pistù

  12. Avatar Andrea
    Andrea

    @Andrea Beggi…(Ho un visto business che dura tre mesi. 90 euro.) Io anni fa sono stato in america il Visto L1 costava 500 euro in contanti.

  13. Avatar Lamia
    Lamia

    leggendo il suo articolo.non mi sembra di niente strano, essendo algerina e sono tornata per la prima volta in algeria a gennaio 2012 dopo 5 anni di assenza, ho vissuto la stessa situazione.ma le posso dire che prima l’aeroporto non era cosi ,almeno in 2003 mi ricordo che era ordinato. persone cortese.purtroppo in questo periodo è cambiato tanto,troppo burocrazia, e gente ignoranti messi nei posti sbagliati, pigrizia e maleducazione.
    speriamo che verra qualcuno che porta aggiustare il casino che c’è.

  14. Avatar Momo
    Momo

    Lamia sono hai perfettamente ragione gente nel posto sbagliato

  15. Avatar Giampiero

    ah ah ah ah ..! Io ci ho lavorato 5 anni in Algeria e come vedo e sento ad oggi semmai è peggiorato. Peccato. Hanno perso molto tempo

  16. Avatar Mauro
    Mauro

    Non sapevo fossi stati in Algeria… Benvenuto in Maghreb… sapessi quando anni fa sono stato in Libia…

  17. Avatar farid
    farid

    salve
    senza offesa credo che lei sta un po esagerando o credo che sei partito in algeria con l’idea di indiana jones e le sue avventuri nei paese del terzo mondo;
    le cose che hai notato nel tuo articolo sono cose che succedono nei aeroporti e sono cose normale per uno che viaggia molto perche capita che si trova nel giorno sbagliato,
    io personalmente ho passato 4 giorni al aeroporto di roma a causa del mal organizzazione di al italia che aveva le aerei pieni ma continuava ad accettare le prenotazione, nonostante che avevo un biglietto di prima classe ma la signorina del chekin non si è degnata di darmi aiuto visto che ero nel casino in aeroporto straniero dove mi dicono che il mio nome non c’e tra i passegeri del aereo e che devo aspettare e tornare domani o dopo domani, e non si è degnata ad informarmi dei miei diritti in questo caso, mi trovo costretto di passare la notte in un albergo vicino a termini nel mezzo del caos di roma svegliando ogni giorno alle 6 per tentare di prendere il mio aereo e cosi ogni giorno fin che ho fatto pena ad una ragazza che lavora al chekin e che mi ha fatto salire, questo solo un esempio senza parlare della fila lunga al controllo per raggiungere l’imbarco che ti chiedono di levare le scarpe e la cintura e certe persone finiscono nella camera a fianco nudi e certe volte passi anche un ora prima di passare i controlli e senza parlarti dell’immensa coda al controllo dei passaporti dove buttano tutti i non europei e bene che vada passerai 40 minuti e senza parlati del ipad che è sparito della mia valigia e che fare una denuncia alla polizia dell’aeroporto e come scrivere a babbo natale
    ma tutto questo non fa dell’aeroporto di roma un pessimo aeroporto ma viaggiando ti capitano giorni nei aeroporti veramente da dimenticare,