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"I'm brave but I'm chicken shit"

L’uomo che correva ridendo

L’uomo che correva ridendo si guardava attorno e respirava l’odore della mattina tiepida d’estate. L’aria era il carburante che gli gonfiava il petto e muoveva le sue gambe, le cose che vedeva lo facevano sentire parte del tutto. E per questo rideva.

L’uomo che correva ridendo ascoltava musica. La musica era bella, era un onda che lo trascinava, era un vento che lo spingeva, era un compagno che lo incitava.

L’uomo pensava che correre era l’unica cosa possibile, in quel luogo, in quell’istante. Era inevitabile.

L’uomo che correva ridendo faceva fatica. Ma sapeva che la fatica è la paura che abbandona il corpo e la pesantezza che lascia la mente. E per questo rideva.

L’uomo correva e sudava, e il sudore gli scendeva dalla fronte, dal petto, dalle gambe. Ma l’uomo rideva perché il sudore lavava la sua anima e toglieva le macchie dal suo cuore.

L’uomo che correva ridendo correva per andare in  un luogo speciale, dove nessun altro poteva arrivare.

L’uomo che correva ridendo correva per raggiungere un posto dentro di sé, e la bellezza stava nel viaggio, non nella meta. E per questo rideva.

L’uomo che correva ridendo.


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