“E’ il tuo stomaco!”
Me lo ha detto oggi il dottore, estraendo l’endoscopio e consegnandomi una foto rossiccia. Ernia iatale è stata la diagnosi. Non da operare, per fortuna, ma ci sono vicino.
L’endoscopia è una tecnica diagnostica invasiva nella quale un’infermiera nazista agli ordini di un sadico psicopatico, prima pretende che facciate dei gargarismi con un anestetico che vi impedirà di deglutire per venti minuti, poi introduce nella vostra gola, ed oltre, un tubo nero dall’aspetto sinistro. Durante tutta l’operazione, i due figuri pretendono che la vostra respirazione sia regolare, e si seccano se il vostro corpo si ribella all’intrusione, manifestando la condizione di disagio con riflessi involontari che respingono il corpo estraneo.
L’unica consolazione consiste nel pensare che se fossero passati da un’altra parte, sarebbe stato anche peggio.
(*)Citazione! Vediamo chi la indovina…
Ho provato anche io… ci sono stati momenti mogliori (ma anche peggiori).
La citazione è tratta dai post di Facci?
Poldo: figurati se cito Facci. La citazione è da un film culto.
Bella rogna…
la citazione non la riconosco…mmm familiare ma non mi viene proprio
p.s.
ti ho passato un testimone sul mio sito
…ma non avevi un “medico in famiglia”… Si và beh, non è proprio un film cult, però in tv l’hanno trasmesso due volte, ed anche in prima serata…
ARGH! Povero Andrea, non deve essere stata un’esperienza piacevole…
Per consolarti, ti annuncio che sei stato nominato (http://www.giovy.it/blog_comment.asp?bi=512) e ti tocca rispondere… 😀
:D:D:D…te lo abbiamo passato in due
sei stato nominato 🙂
http://www.aluccia.com/weblog/2005/05/21/passaparola/
Era una provocazione 😉
la citazione non la so, ma una augurio te lo faccio lo stesso vah! 🙂
Come citazione mi viene in mente “amici miei”… Ma poi ‘nin zò.
Apock: Bravo! L’hai beccata!
Caro Andrea, la colonscopia è mooolto peggio. Ovviamente, per un medico, è peggio combattere con una coda di stampa che non con un paziente recalcitrante. A mia difesa, i pazienti li “sedo” in modo che non possano ribellarsi (e io non mi secco).