Attenzione! Lo scrivente rinnega tuti i comportamenti descritti in questo post, si rende conto perfettamente di essere stato un idiota e se ne vergogna anche un po’. Ma non vede perchè dovrebbe mentire a me stesso dicendo che certe cose non gli sono piaciute, anche se oggi non le rifarebbe.
Tambu mi fa venire in mente i bei tempi andati.
Anni fa, le forze dell’ordine erano molto meno presenti, il controllo del traffico cittadino era un po’ meno stringente, ed i punti patente erano di là da venire. Ero più giovane, senza legami, senza responsabilità e l’incoscienza faceva la sua parte.
Si usciva la domenica mattina, in moto, vestiti di pelle dalla testa ai piedi anche a ferragosto, si andava sul Bracco per affrontare le curve della straordinaria salita che da Sestri Levante sale al Passo e continua verso Carrodano.
In questa foto mi vedete davanti a Roberto, sul Bracco. Qui potete vedere l’inizio della salita, è quel serpentone…
Oppure a Bobbio, per farsi tutte le curve della statale 45, e da Bobbio salire al Monte Penice, 12 chilometri di goduria motociclistica.
In settimana si usciva la sera, per fare i matti sulla Ruta, che sale da Camogli fino alla sommità di San Fruttuoso. E si andava a caccia di Peugeot 205 16 valvole e di Golf GTI. E i semafori la notte? “Da tre moto in su è gara”, e vediamo chi arriva prima in fondo al curvone di Corso Europa.
Ancora oggi non mi capacito di avere tutte le ossa intere e di non essere mai stato fermato dalla Polizia, se penso alle cose che facevamo.
L’autostrada non era autostrada sotto i 200km/h, e un sorpasso non era tale se non scalavi una marcia a 180 all’ora nelle orecchie del tipo in Audi GT che si illudeva di avere qualche possibilità.
Qualche volta si andava a Varano, in pista (foto). Andare in pista è la cosa più bella che un motociclista possa fare, sia per la sicurezza infinitamente superiore, sia per la bellezza del tracciato. Ed è incredibile sentire come la moto sia stata pensata per questo tipo di utilizzo.
Tirare tutte le marce fino al regime di potenza massima non fa male, anzi, fa “respirare” il motore in un modo tutto particolare, e sembra persino che il mezzo ti ringrazi, come un cavallo tenuto troppo tempo fermo, che finalmente può galoppare come vuole.
Girare in pista, sui curvoni di Imola, è stata l’emozione più forte che io abbia mai provato, fino alla nascita di mia figlia.
Vi posso assicurare che prendere “in pieno” certe curve, che non sembrano neppure tali se viste in tv, non è per niente facile. Io non ci riuscivo. La mia moto, a 240 all’ora sembrava impossibile da piegare, e che strizza, comunque. E l’asfalto? Dalla TV non si vede, ma certe curve sono coperte da un asfalto che sembra carta vetrata, con una tenuta sconosciuta alle normali strade “civili”.
Con un assetto normale, sono riuscito a limare la marmitta, e ho dovuto ruotare la pedalina del cambio altrimenti non sarei riuscito a salire di marcia all’uscita delle curve, perchè il piede sotto non ci stava. Qualche pazzo aveva anche provato ad invertire i leveraggi, per avere il cambio come le MotoGP, con la prima in alto, ma al secondo “dritto” sulla statale ci ha ripensato.
E’ una cosa stupida, ma ho un ricordo nitidissimo del giorno in cui, per la prima volta, sono riuscito a limare le saponette (n.d.t.: le protezioni plastiche alle ginocchia), e l’ho vissuta con la gioia e l’esaltazione della “prima volta”: anche io ero diventato un “caimano”.
Checchè se ne dica, anche tra i motociclisti ci sono le caste. Chi sfoggiava saponette limate e tute “vissute” veniva guardato con timore ad ammirazione dai meno veloci (o più prudenti).
Eppure la paura più grossa era danneggiare la moto, “che le ossa si riparano da sole”.
Ancora oggi, in auto, se incrocio un gruppo di motociclisti spesso mi scappa il lampeggio, ma vengo scrutato con curiosità. E non riesco proprio ad arrabbiarmi con questi gruppi di pazzoidi che ti sorpassano da tutte le parti, anzi, faccio il tifo e spero in qualche bella piega.
Adesso me ne vado in giro tranquillo sul mio scooterino 150cc, vedo tanti incapaci che guidano scooteroni-astronave, e sfoggio solo prudenza. Metto i guanti di pelle anche per andare a fare la spesa e di tirare non ne ho più voglia. Ancora meno da quando è nata Beatrice, che uno a 40 anni realizza di non essere infrangibile, specialmente se a casa c’è chi ha bisogno di lui.
Intero.
Commenti
16 risposte a “Un po’ di nostalgia”
E meno male che si realizza, incoSSienti…;-**
Si invecchia tutti, caro mio 🙂
e’ tutto questione di tempi, penso. credo solo che magari ad eta’ piu’ “avanzata” (e soprattutto con maggiori responsabilita’) il posto migliore per andare in moto sia solo il circuito.
io per ora non posso permettermelo (qui intorno c’e’ il mugello e costa veramente una fiammata!) e, per ora, mi accontento dei vari passi che ci sono qui vicino… tutti, rigorosamente, a fuoco!
onore a te e alla tua saggezza! meriti un saluto con le dita a V, perch� sei motociclista dentro anche senza la moto 🙂
AH, complimenti per il gran manico in quelle foto!!
(cmq la saponetta grattata due o tre volte ce l’ho anche io 😉 )
Onore al caimano!
Quando ero un pischello con l’NSR una volta su una staccata in discesa a 110/120 ho perso le pastiglie del freno posteriore: una bragata!
Ma a volte aggiustare le ossa ti pu� costare pi� che comprare una 999 nuova di trinca, credetemi.
Non per fare il polemico, ma sembra che, in questo post, sulla strada ci sia solo tu. Come se la cosa peggiore di andare veloce sia incappare nella Polizia, rovinare la moto o spaccarsi un po’ di ossa (che come dice Poldo, non si riparano da sole, ahime’). Hai mai pensato che un tuo comportamento irresponsabile puo’ danneggiare una persona che non c’entra niente?
…perch� a vent’anni si � stupidi davvero… [cit.] 🙂
Corrado
beh, un po’ di polemico gratis c’�… tantopi� che si parla di tanti anni fa e c’� un disclaimer bello chiaro in testa 🙂
Nemmeno nel disclaimer si parla di altri coinvolti per caso. Pare che Andrea non faccia piu’ il matto per la strada solo perche’ “tiene famiglia”. Sia chiaro che ho “polemizzato” con questo post solo perche’, da quello che leggo sul suo blog, stimo molto Andrea.
Zuck, hai solo ragione. Sono stato un idiota, prendilo come un outing. Purtroppo sentirsi invulnerabili ti porta a non pensare alle conseguenze del tuo comportamento.
La cautela nei confronti del prossimo si palesava solo al momento di trasportare un passeggero. Mai andato forte, in due.
Il post � scritto di getto, sull’onda di un’emozione; � chiaro che ci sono altre cose dietro, ma non � che posso tediarvi troppo con la mia vita interiore.
Ah, dimenticavo: grazie Tambu, il tuo primo commento mi ha fatto piacere…
Idiota mi pare un po’ troppo, da giovanissimi si commettono degli errori causati dalle intemperanze proprie di quell’et�. E andare in moto � comunque una gran bella cosa: che belle foto, belle pieghe, e quante coincidenze ! Sottoscrivo in pieno le emozioni motociclistiche perch�, tranne la pista, le ho provate anche io, identiche. Ora, a 42 anni, vado in giro anche io con uno scooter, e faccio del mio meglio affinch� la mia piccola Fabrizia, di 21 mesi, non diventi orfana troppo in fretta.
Mi � scappato il clic, aggiungo: complimenti per il bel blog.
La tua risposta al mio commento conferma tutto quello di buono che penso su di te!
Quanti ricordi.
[…] che avanza, le crisi della mezz età e tutte quelle cose lì, ma neppure quando ho venduto la moto mi sono sentito così. Tags: mercedes gd 250, […]