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"I'm brave but I'm chicken shit"

Blog e credibilità

Stamattina, andando al lavoro, riflettevo sulla discussione in corso a proposito della credibilità e attendibilità dei blog e di internet in generale. (Perdonatemi se metto un unico link, non ho molto tempo.)
La diatriba è nata da diversi attacchi della carta stampata nei confronti di blog, WikiPedia e tutta l’ informazione “dal basso”.

L’argomento che questi signori portano a sostegno della loro tesi è il seguente: per pubblicare un libro è necessario che il lavoro passi il vaglio di un editore, di un eventuale comitato scientifico e in generale segua un percorso di “approvazione” e controllo che garantisce l’attendibilità e la credibilità del prodotto finale. Internet ha abbassato la soglia ed è ormai facilissimo scrivere di qualunque cosa senza il minimo controllo, sempre secondo la tesi.
Ad una prima occhiata sembrerebbe sensato, ma ci sono alcune considerazioni da fare.
Supponiamo esista una persona che per qualche motivo non sappia leggere, e non abbia mai visto un libro (non conosce internet, o lo conosce male), dall’oggi al domani si ritrovi in grado di leggere, e gli venga concesso di scegliere tra tutti i libri del mondo (il suo computer viene collegato ad internet).
Chissà se riuscirebbe a distinguere un libro di fantascienza da uno di storia, un libro di favole da uno di pedagogia, un trattatello goliardico da un lavoro di un premio Nobel? (Chissà se riuscirebbe a distinguere un sito attendibile da uno di dialer, un articolo di psicologia da un post di una wannabe-blogstar, un articolo della knowledge base da una pagina di uno “script kiddie“?).
Chi è avvezzo a consultare libri, riesce più o meno ad orientarsi anche se non conosce l’argomento: è in grado di distinguere.
Capito il punto? La metafora è volutamente esagerata, ma quello che voglio dire è che non basta scrivere “viola” nella barra di ricerca di Virgilio, e poi dire “Internet fa schifo, cerchi fiori e ti danno sfondi per il telefono senza che tu te ne accorga”.
Bisogna “imparare” ad usare internet. Chi usa bene la rete è in grado di capire abbastanza facilmente se ciò che sta leggendo vale un approfondimento, oppure chi lo ha scritto non sa cosa di cosa stia parlando. E’ una specie di sesto senso, che è difficile da spiegare.
E’ il modo in cui la pagina è scritta, cosa e come linka, se ci sono commenti, il nome del dominio, il resto dei documenti del sito, i colori, lo stile… Tutto l’insieme contribuisce a dare un’impronta che non è difficile da valutare, e se si ha un po’ di pratica non è difficile distinguere le bufale dal vero.
Naturalmente non basta fermarsi al primo risultato: le informazioni confermate da più fonti indipendenti hanno più probabilità di essere vere.
Anche le notizie dei media tradizionali sono (dovrebbero essere) attentamente verificate, prima di essere pubblicate.
E per quanto riguarda Wikipedia, non credo sia così tanto semplice scrivere cose inesatte, vista la quantità di lettori e revisori che controllano quello che viene pubblicato.
In definitiva, tutto il pistolotto per dire che difficilmente chi conosce bene internet ne critica l’attendibilità, proprio perché con un po’ di pratica è semplice isolare le vere informazioni dal rumore di fondo.

(P.S. Wikipedia criticata per una voce dedicata a Jeansy? Studio Aperto anyone?)


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Commenti

6 risposte a “Blog e credibilità”

  1. Avatar Isadora

    Caro Andrea, lo stesso discorso vale per la carta stampata, per la radio e la televisione. Le informazioni non sono migliori o pi� “veritiere” solo in virt� della “selezione” da parte di una casa editrice o di una redazione, anche perch� di solito queste ragionano in termini di share, d’impatto, di attrattivit� per il target e non di attendibilit�. Spetta al lettore/spettatore/ascoltatore selezionare, decidere a chi credere o no ed in base a quali criter� e questo avviene ogni volta che si usufruisce di un contenuto, qualsiasi sia il mezzo che ce lo convoglia.
    Wikipedia, che per me � e rimane un progetto nell’insieme positivo ed interessantissimo, ha solo un problema: le dimensioni (forse questo vale meno per la versione italiana), che rendono difficile, se non impossibile un controllo puntuale (e immediato) della validit� delle informazioni immesse. Certo, le informazioni possono essere corrette da chiunque, ma: chi controlla la validit� delle correzioni? Chi garantisce l’obiettivit�, la veridicit� delle informazioni e delle controinformazioni? Nessuno, appunto. Nessuno pu� esimerci dall’utilizzare il nostro buonsenso, nemmeno internet. N� pi� n� meno degli altri mezzi di comunicazione di massa.

  2. Avatar orangeek

    perfettamente daccordo e a mio avviso e’ sempre meglio avere tante scelte dinanzi (la bibilioteca nazionale) piuttosto che poche (la biblioteca di quartiere); naturalmente questo crea un po’ di difficolta’ per poter scegliere cosa serve ma la ricchezza offerta e’ un tesoro a cui non si dovrebbe mai rinunciare. idem per internet.
    purtroppo l’analisi dell’attendibilita’ di una pagina web e’ un po’ problematica con wikipedia: la valutazione di un’enciclopedia e’ difficilmente condotta in base al singolo articolo ma in base alla “fama” del “gruppo editoriale” che la pubblica.
    mi fido di britannica e treccani senza remore; mi fido di wikipedia, che reputo assolutamente attendibile per molti campi: ad esempio, informatica e tecnologia in generale, materie scientifiche, storia e, nelle sue linee generali, a biografie e quant’altro.
    la spiegazione di questa mia fiducia “limitata” sono date da una constatazione (e dai e dai, sul blog di andrea scrivo sempre le stesse cose…:D ): il popolo di redattori di wikipedia e’ a mio avviso concentrato in soggetti, avanzati nell’uso della tecnologia in generale e molto fiduciosi in essa, curiosi, spinti da interesse verso questi nuovi media. spesso un profilo di questo tipo presenta anche interessi o area di appartenenza simili alle materia indicate sopra.
    Non so quanto fidarmi, ad esempio, per la letteratura o per altre materie prettamente umanistiche, le biografie o quantaltro, se non nelle linee generali.
    Segnato a proposito un editoriale di Eco sull’espresso di due o tre giorni fa e un esperimento di un quotidiano (azz, non ricordo dove l’ho letto… mi sembra su repubblica); in quest’ultimo hanno creato un nuovo autore di letteratura (che hanno fatto aderire ad una certa corrente dei primi del 900), completamente inventato, hanno aggiunto testi tra le opere di altri autori esistenti e via dicendo. il tutto e’ rimasto online almeno due mesi, fino alla data della pubblicazione dell’articolo…

  3. Avatar curson

    Filtrare il rumore dovrebbe essere una capacit� da applicare anche alla carta stampata e ai media tradizionali. Credo che sia palese come costoro predichino bene (?) e razzolino malissimo, inseguendo quando serve lo scoop a scapito di tutto, spesso proprio di quell’attendibilit� che tanto sembra stargli a cuore.
    Secondo me � semplice “paura”, � la loro reazione all’intaccamento del loro monopolio, e di chi tramite i media tradizionali � solito controllare e filtrare tutto. Fa paura il fatto di non poter pi� applicare questo filtro. Inutile dire che � esattamente per questo che ritengo Internet un mezzo fondamentale!

    ciao 🙂

  4. Avatar Barbara

    Mah credo che onguno di noi abbia pi� o meno abbastanza
    testa per capire quando una fonte � attendibile o meno
    ( su internet la conferma di una notizia o un fatto oppure
    al contrario la sua smentita la trovi in 2 click) , nella
    maggior parte dei blog in particolare non si legge nemmeno
    lontanamente la presunzione di fare informazione.

    Sul blog siamo liberi di leggere le notizie dove vogliamo
    ed elaborarle magari confrontadone diverse… una liberta
    che con la carta stampata � un p� lunga da ottenere ( mio
    padre per dirne una legge ogni giorno 5 quotidiani… ma
    mica � un’operazione agevole)

  5. Avatar Domiziano Galia

    Per inciso se usi Virgilio per cercare viola meriti di ottenere sfondi per il telefono.

  6. Avatar benjo
    benjo

    Quanti scrittori ci sono in Italia, che grazie agli editori non vengono mai pubblicati? Quanti vogliono cimentarsi nella scrittura, e grazie ai quotidiani non gli pubblicano nemmeno le “lettere al direttore”? Tantissimi! Questi signori che si credono di essere su di uno scranno dal quale decidono chi deve pubblicare e chi deve rimanere nell’oblio. Internet ha dato la possibilit� a tutti di esprimersi senza essere subordinati ad un direttore, un redattore ed un editore che devono vagliare le opere da dare alle stampe. Internet massima libert� di espressione! Sar� poi il lettore che valuter� ci� che legge.