Ieri ho assistito ad una interessante conferenza: “Io, curioso“, organizzata dall’Ordine degli Ingegneri di Genova nell’ambito del Festival della Scienza. L’evento proponeva alcune domande particolarmente stimolanti:
- Che cos’è l’esperienza umana?
- È possibile costruire una macchina capace di sviluppare la curiosità?
- Che rapporto esiste tra il comportamento e la mente?
- Quali i reciproci benefici della ricerca robotica e delle neuroscienze?
Sono argomenti che mi affascinano da sempre, ed in modo particolare da quando ho letto “L’io della mente” di Douglas Hofstader (l’autore di “Gödel, Escher, Bach“, un libro fondamentale).
E’ evidente che la vastità dell’argomento non si può esaurire in un paio d’ore, ma gli spunti proposti sono stati molti e tutti interessanti. Durante tutta la conferenza, mentre prendevo appunti, continuavano a venirmi in mente similitudini tra i temi trattati e altri ambiti di conoscenza solo apparentemente diversi. Ad esempio, un professore di robotica spiegava come un sistema complesso può essere molto maggiore della somma dei singoli elementi che lo compongono, perché per raggiungere un risultato anche apparentemente semplice, come far compiere un movimento al un braccio di un robot, sono necessari tutta una serie di conoscenze e di concetti che magari non sono neppure contenuti e/o visibili nel risultato finale. A me è subito venuta in mente una analogia con gli studi di usabilità e con la progettazione delle interfacce utente, dove per raggiungere la massima semplicità ed efficacia per l’utilizzatore, spesso si nascondono studi interdisciplinari molto complessi. E magari alla fine il risultato è un pulsante in una posizione o di una forma diversa.
Insomma, l’argomento è interessante sia dal punto di vista strettamente scientifico, che da quello filosofico, fisiologico, linguistico, cognitivo e psicologico. A più riprese è stato fatto notare che questi studi sono ormai per forza di cosa multidisciplinari: gli ingegneri lavorano a stretto contatto con fisiologi, neurologi e psicologi cognitivi.
Ho scritto una specie di riassunto della conferenza sul blog del Festival della Scienza. Se avete un po’ di tempo (attenzione: post lungo) e queste cose vi interessano, fatemi sapere cosa ne pensate, magari nei commenti di là.
Note a margine:
- Anche i luminari della scienza franano indecorosamente sulle slide Powerpoint.
- Quoto un neurofisiologo: “Ogni volta che parlo con un giornalista, quello che poi viene scritto sui giornali è tutto sbagliato.” Dove l’ho già sentita? 😀
Commenti
7 risposte a “Robot, curiosità, coscienza e scimmie”
Non è possibile, non l’ha scritto Andrea Beggi questo post.
“Ingenieri” non è da lui 😛
Ok, sarà stata una svista arbitrale, un po’ di vino, la stanchezza… ;D
precario: grazie dell’osservazione. In effetti è un lapsus che mi capita spesso, insieme ad altri 3 o 4…
Grazie per il resoconto, spero proprio di passare al Festival in settimana.
P.S. D’accordo che prendersela con i giornalisti ormai è lo sport nazionale, ma vi assicuro che molta gente ha dei grossi problemi non solo con le slides ma anche nell’esposizione orale. Poi, quando vede nero su bianco lo sproloquio che ha detto, si pente e sostiene di essere stato travisato. Succede anche questo, credetemi.
ti ho STRISCIATO !
ciao
Eh si il mondo dell’automazione e dei sistemi,della logica Fazi,è abbastanza interessante ed affascinante. Leggerò il post di la per approfondimenti. 😉
Uh,han fatto le slide in Powerpoint? Non te le sei fatte passare? 😉
Cavolo…
Mi piacerebbe essere stato presente a questo convegno..
[…] sempre positive. Ma d’altra parte un “sistema non curioso” non impara alcunché.” Io, curioso: cosa c’è in comune tra una scimmia ed un robot? – Andrea […]