La Mezza Maratona di Genova ha da sempre un significato particolare, perché è la corsa di casa che per un giorno mi restituisce quei pezzi di città dove correre, o anche solo camminare, è impossibile. Quest’anno arriva in una di quelle giornate che Genova ti regala ogni tanto in primavera, con il cielo di un azzurro impossibile, l’aria leggera e la temperatura perfetta. Per una volta decido di andare in autobus, una lunga corsa da un capolinea all’altro raccogliendo Corrado lungo il percorso.
Arrivati al Porto Antico cerchiamo e salutiamo qualche amico, il tempo di un caffè, un pit stop in bagno, consegniamo la borsa e arriviamo alla partenza, già gremita di persone. C’è ressa: circa 1700 partecipanti solo per la Mezza, ma la confusione è tanta perché molti di coloro che partiranno 15 minuti dopo per la 13 km sono già lì
Non so bene cosa fare, non ho deciso prima come affrontare questa gara; pochi minuti prima della partenza decido che proverò a tirare per una decina di chilometri Fabrizio che vuol fare il tempo, ma non ho nelle gambe tutta la gara a quella media. Appena partiti lo perdo nella confusione: è lì davanti a me e dopo un istante sparisce dalla mia vista. Non lo rivedrò più fino al traguardo.
Mi viene a mancare praticamente subito lo stimolo di spingere a una media insostenibile, non ne ho più le ragioni; mi rimane un po’ di inerzia che mi porterà a una gara corsa in tre fasi distinte. All’inizio c’è molta gente e ne sorpasso parecchi prima di trovare un ritmo stabile circondato da meno persone, combattuto tra spingere il ritmo e godermi città, corsa e panorama. I primi 10 chilometri sono abbastanza veloci, li finisco in poco meno di un’ora e mi passano nelle gambe in un attimo; sotto di me scorre prima il centro, poi il lungomare gremito di spettatori.
Il sole è caldo, c’è appena ventilato e tutti sudano parecchio; arriva la Sopraelevata e inizia la seconda parte della mia corsa. E’ più lenta, accuso la fatica e tutto sommato non voglio tirare un ritmo impossibile che so di non avere nelle gambe perché negli ultimi mesi il mio allenamento ha lasciato un po’ a desiderare, complici lavoro, tempo, voglia e malanni. Rallento senza troppi sensi di colpa, e mi godo il panorama da una strada chiusa ai pedoni per tutto il resto dell’anno. Diversi camminano, alcuni abbandonano: evidentemente il primo vero caldo della stagione sta mietendo le prime vittime.
Arrivo al giro di boa della camionale (brutta!) e torno verso la maledetta rampa della Sopraelevata che mi spezza il fiato e le gambe. Riesco in qualche modo ad arrivare in cima senza perdere troppi secondi e di lì a poco inizia la terza fase della mia gara.
E’ una fase breve, che dura poco più di due chilometri nei quali decido di lasciare andare le gambe su un ritmo più sostenuto; il traguardo è vicino, mi sento bene e sono rilassato, l’ultimo chilometro aumento ancora il ritmo e corro l’ultima parte circondato dalla folla, battendo il cinque a un milione di bambini che hanno appena finito la Family Run.
Taglio il traguardo fermando il cronometro a 1 ora e 49 minuti, avendo percorso quasi 300 metri in più della lunghezza ufficiale della corsa: la ressa all’avvio e le mille curve presentano il conto aumentando la distanza.
Chiudo la mia quarta mezza maratona del 2016 rilassato e contento, sempre più appassionato a questa distanza che sento particolarmente adatta a me in questo periodo. Appuntamento tra un paio di settimane alla Mezza di Lucca.
(Foto di belmax66)
Commenti
Una risposta a “La Mezza Di Genova 2016”
Bravo. Meglio del mio personale (per dire)