Ieri non ho scritto nulla ma, davvero, non c’era praticamente nulla da dire.
Oggi solite call di lavoro per un progetto dove servono più di tutto competenze che non ho; nello specifico psicologia e diplomazia. Lo smart working per ora è identico al dumb working, solo più comodo perché lo fai dal divano o dal giardino.
A pranzo graditissima pausa a base di pizza autoctona cotta nel forno a legna; io mi sono limitato a pulire la cenere e c’è stato chi ha fatto tutto il resto: era particolarmente buona.
Sul fronte bricolage ho finalmente terminato il Tavolo Brutto© e ho installato un faretto a LED con rilevatore di presenza che illumina la strada appena fuori casa, cosa che volevo fare da tempo immemore.
Segni che sei confinato in casa durante una pandemia:
- Ordini su Amazon anche le cose che normalmente compreresti sotto casa;
- Il corriere ti chiama urlando il tuo nome di battesimo al di là del cancello.
A questo proposito c’è da dire che i corrieri, intesi come le persone che fisicamente recapitano i pacchi, sono i nuovi eroi di questo periodo. Devo ammettere che mi pento di averne spesso pensato male, mi ricredo e li applaudo per il servizio che stanno facendo. Mi verrebbe voglia di offrire loro un caffè, un bicchiere d’acqua, qualcosa, ma so che sono sempre di fretta e non ci provo neppure. Li ringrazio e mi offro di andare a ritirare i pacchi all’inizio della strada non carrabile che porta a casa mia, per non farli camminare.
Leggo cose sempre più preoccupanti sulla pandemia e ogni giorno ho una tacca di preoccupazione in più. Devo organizzarmi per non farmi sopraffare dalle cose che non posso controllare. Comincio a chiamare persone, amici, che non sentivo da tempo perché è giusto farlo e non è scontato pensare che avrò sempre il tempo per farlo.