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"I'm brave but I'm chicken shit"

Cronache da una pandemia, S01E08

Oggi grande botta di vita: sono uscito ben due volte, bioterrorista che non sono altro. Spesa fatta in tarda mattinata con poca gente in coda e, botta di fortuna, farmacia vuota alle 12:45. Il resto della giornata è lavoro, telefonate, videocall, condivisione di fogli Excel. Prima di cena una rapida puntata dal fruttivendolo per ritirare la spesa ordinata al telefono.

È già arrivata una nuova definizione della prossemica: le distanze che ci separano dal resto del mondo sono cresciute parecchio e all’invasione del tuo nuovo e ampliato spazio personale, reagisci come a una scortesia se non addirittura come a un’intrusione. Mi pare di capire che queste nuove distanze non sono ancora uguali per tutti, e le persone si scambiano occhiate tra il preoccupato e il sorpreso quando si incrociano. Immagino che gli psicologi del comportamento stiano scrivendo come pazzi.

Risultato immagini per we live toghether we die alone

Sono due giorni che sono ostaggio di un singolo, triste, pensiero: in tutto questo marasma le persone muoiono da sole. La paura della morte, affrontata da soli senza poter vedere per un’ultima volta i propri cari: uno strazio che si aggiunge allo strazio. Che travolge anche le persone che rimangono, a cui viene negato l’ultimo contatto, a cui manca la possibilità di elaborare il lutto con una cerimonia di addio. Questa pandemia ci sta imponendo un prezzo molto caro e non sappiamo ancora che cicatrici lascerà.


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