Si chiude un anno sciagurato.
Malgrado si dica spesso che il tempo felice vola e quello infelice trascorre lentamente, la sensazione che mi è rimasta è che, mentre lo stavo vivendo, quest’ultimo anno fosse lentissimo ma guardato a posteriori sia trascorso invece in un attimo. Non so bene se dipenda dal fatto che quando avevo 15 anni un anno ne durava tre e ora dura 10 minuti, fatto sta che sembra la settimana scorsa che mi accorgevo che qualcosa non andava, e tra allora ed oggi c’è un viaggio che ho raccontato in un altro post, viaggio che mi ha segnato, depresso, svuotato, debilitato, ma anche maturato, risollevato, riconciliato, reso grato.
Che poi: la porzione sciagurata è solo metà, ma ha condizionato il resto ed ha ancora strascichi in questo momento; mi accorgo con rammarico che quello che mi è capitato ha condizionato così tanto la mia vita che ho la sensazione di aver buttato via il tempo, vivendo in un limbo in attesa di qualcosa che dovesse accadere. Dal 25 novembre 2022 al 15 maggio 2023 sono 171 giorni, 4.104 ore, 246.240 minuti: quasi 15 milioni di secondi in attesa che il caso e la biochimica decidessero cosa sarebbe successo di me.
Della seconda parte posso dire poco: non c’è rinascita, non c’è riscatto, solo una acuta consapevolezza dell’influenza della casualità sulla vita e una maggiore indulgenza verso me stesso, come se quella che avevo prima non bastasse. Ci sono alcune novità sul lavoro, ma le devo ancora digerire; non mi dispiacciono, ma richiedono adattamento, imparare nuove cose e rapportarmi diversamente in alcune situazioni: è presto per capire e valutare.
Il bilancio è negativo: a parte gli ultimi tre mesi, il resto è da buttare via; non da dimenticare ma da archiviare nel cassetto delle cose brutte che non puoi buttare, un po’ come le ricevute dei pagamenti delle multe. Come le multe, serve per fare esperienza ma è una cosa al di fuori del mio controllo che avrei volentieri evitato.
Propositi? Zero: come ho detto l’autoindulgenza fa da padrona. Aspettative per il prossimo anno? Bassissime. D’altronde per far meglio basta stare fermi, zitti e non prendere inizative: VentiVentiquattro non hai un gran lavoro da fare.
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