Oggi grande botta di vita: sono uscito ben due volte, bioterrorista che non sono altro. Spesa fatta in tarda mattinata con poca gente in coda e, botta di fortuna, farmacia vuota alle 12:45. Il resto della giornata è lavoro, telefonate, videocall, condivisione di fogli Excel. Prima di cena una rapida puntata dal fruttivendolo per ritirare la spesa ordinata al telefono.

È già arrivata una nuova definizione della prossemica: le distanze che ci separano dal resto del mondo sono cresciute parecchio e all’invasione del tuo nuovo e ampliato spazio personale, reagisci come a una scortesia se non addirittura come a un’intrusione. Mi pare di capire che queste nuove distanze non sono ancora uguali per tutti, e le persone si scambiano occhiate tra il preoccupato e il sorpreso quando si incrociano. Immagino che gli psicologi del comportamento stiano scrivendo come pazzi.

Sono due giorni che sono ostaggio di un singolo, triste, pensiero: in tutto questo marasma le persone muoiono da sole. La paura della morte, affrontata da soli senza poter vedere per un’ultima volta i propri cari: uno strazio che si aggiunge allo strazio. Che travolge anche le persone che rimangono, a cui viene negato l’ultimo contatto, a cui manca la possibilità di elaborare il lutto con una cerimonia di addio. Questa pandemia ci sta imponendo un prezzo molto caro e non sappiamo ancora che cicatrici lascerà.