Ok, sono a casa. Una decina di giorni fa mi hanno asportato la cistifellea, piena di calcoli e infiammata; col senno di poi ne è valsa la pena visto che difficilmente sarebbe guarita del tutto. L’operazione è andata abbastanza bene, ma la parte peggiore è l’anestesia.
Il tizio con la bandana a disegni vivaci, che sarebbe l’anestesista, fa tutto lo splendido e il simpaticone, malgrado fosse reperibile e quindi richiamato da casa. A suo dire stava cercando di installare una versione crackata di $FamosoProgrammaDiFotoritocco con scarso successo; pare avesse problemi con WinZip: guarda te se devo fare assistenza anche sdraiato sul tavolo operatorio.
In sala c’è freddo, io sono sommariamente coperto da teli di cotone, tremo e batto i denti. Il genio si premura di informarmi con dovizia di particolari su quello che mi succederà: “la mettiamo lì”, “la leghiamo come un salame”, “l’addormenteremo”, “adesso le metto un ago in vena, sentirà pungere.” (la Palisse). Peccato che abbia tralasciato la parte più importante: durante l’intervento dovrò essere intubato e pare che si possa fare solo se non sto respirando.
Mentre perdo gradatamente le forze e mi gira la testa, il respiro comincia ad accorciarsi sempre di più e mi sembra di soffocare; sono ancora abbastanza lucido per ragionare “mi ha detto perfino che mi avrebbe punto, avrebbe dovuto dirmi di questo, quindi quello che sta succedendo non è normale”. Cerco di avvertire, ma ormai non riesco più a parlare, provo a fare dei cenni ma sono legato; uno scagnozzo mi mette una maschera davanti alla faccia “Stia calmo! Respiri: è ossigeno.”. Besugo! Prova te, se ci riesci.
Gli ultimi 10 secondo prima di addormentarmi sono abbastanza convinto che qualcosa non vada per il verso giusto e mi chiedo se mai si accorgeranno che non respiro; mi addormento con scarsa fiducia nel fatto che mi risveglierò. Quasi convinto di tirare le cuoia (sono rincoglionito dall’anestesia, evidentemente il mio senso della realtà è andato a farsi un giro), invece di rivedere la mia vita come un film, mi addormento con in testa le parole: “anestesista coglione”. Sto affidando la mia vita a macchine operate da uno che non è in grado di usare WinZip: non sono ottimista.
Pare, invece, che tutto fosse normale e previsto: durante l’intervento il paziente viene intubato e fatto respirare da una macchina. Invece di dirmi che mi stai legando, non credi sarebbe meglio informarmi che mi soffocherai rapidamente e che dovrei cercare di non spaventarmi? Comunque ho scoperto dopo che durante l’operazione il respiro viene rallentato e la temperatura corporea scende: io sono arrivato fino a 33°. Mi opereranno in videolaparoscopia: quattro buchi nella pancia in cui vengono infilati tubi, telecamere e strumenti; il chirurgo opera guardando un monitor.
Per questa volta l’ho sfangata e mi risveglio ancora in sala operatoria, mentre mi stanno portando fuori. Ho un freddo polare e tremo come una foglia, mi fa male tutto quello che sta tra il collo e l’inguine. Non so come, mi ritrovo in una camera d’ospedale con altri due pazienti. Per motivi logistici e di opportunità sono stato operato alle 23, quindi è notte e queste persone dormono.
Il sistema che mi hanno incerottato alla mano è un elastomero per la diffusione graduale di morfina: per 30 ore rilascerà lentamente l’analgesico nel mio sangue. Sta già facendo effetto e mi sento solo indolenzito e frastornato. Dormirò profondamente fino alla mattina successiva.
Al momento del mio risveglio sono circa le 8 del mattino e la situazione è questa: elastomero con morfina, due flebo con due tubi che si inseriscono in una specie di rubinetto doppio inserito nel mio braccio sinistro, un grosso tubo che mi esce dalla pancia, circa 10 centimetri a destra dell’ombelico. Considerato che non sono un paziente grave, mi chiedo quanta roba attacchino a una persona con problemi seri. Sto abbastanza bene e non ho fame né sete.
A metà mattinata si presenta il chirurgo che mi ha operato e mi palpa sommariamente la pancia. “Ok, lei sta bene, si alzi”. Nives mi aveva avvertito, i chirurghi sono un po’ così: ti palpano la pancia, poi ti operano, dopodiché ti palpano nuovamente: se la pancia è morbida e non hai dolore, per loro sei guarito. Peccato che non mi possa alzare a causa del tubo che mi drena il peritoneo, e lo faccio notare. Tornerà nel pomeriggio per toglierlo.
Nel frattempo vengo bucato diverse volte per ripetuti prelievi, punto ai polpastrelli per il controllo della glicemia (chissà perché, son mica diabetico), mi vengono ripetutamente controllate pressione e temperatura. Alla sera il bilancio è: tubo sparito, io sono in piedi e passeggio tranquillamente spingendo il trespolo con una sola flebo; sto bene a parte il dolore ai punti se rido o tossisco. L’elastomero con la morfina è ridotto a metà del volume ma fa ancora il suo lavoro.
Ho delle speranze di uscire la mattina successiva, ma purtroppo vengo trattenuto per alcuni valori ematici apparentemente troppo alti, qualcosa legato al metabolismo epatico, credo. Il chirugo si ripresenta e mi palpa trionfale: “Lei è chirurgicamente guarito! Perché non va a casa?”. Lo spiego, e lui: “Ah, boh, quelli son parametri che noi non controlliamo neppure, si figuri. Fosse per me sarebbe già a casa”. Ecco, mettetevi d’accordo.
Dopo un’altra giornata trascorsa a ciondolare, dormire, e leggere qualche mail, vengo finalmente dimesso la mattina di venerdì, ma nel frattempo la solita infermiera sadica mi ha bucato, flebato, controllato, medicato, iniettato, somministrato e dissetato almeno 20 volte. Vado a casa e il dolore più forte è all’incavo del braccio, martoriato da due giorni e tre notti di aghi. Di quello che ho visto nel reparto vicino, ne parlerò più avanti.
Al momento sono a dieta abbastanza stretta da circa dieci giorni. Non soffro molto la fame e mi mancano davvero tanto solo pasta e caffè. Il tè è un surrogato assolutamente insufficiente: l’acqua calda rossastra o marroncina, vagamente aromatica, non potrà mai sostituire un caffè, guardiamo in faccia la realtà. Salvo improbabili complicazioni dovrei riprendere a lavorare lunedì prossimo. Per qualche mese la dieta continua, purtroppo, ma cercherò di farmene una ragione.
Commenti
76 risposte a “Quella volta che sono morto”
Ciao Andrea!
Buona guarigione.
Il tuo racconto era un misto di macabro e comico.
Devi scrivere un libro!
Ciao ciao
Fabio
Ciao Andrea casualmente oggi ho letto della tua convalescenza ed avendoti “seguito” via web da un po’ di tempo mi sembra il minimo farti gli auguri di buona guarigione e di buone feste…!!!
Giorgio
Anche a me hanno tolto la cistifellea, ma non mi hanno intubato, niente drenaggio e niente morfina (quella però potevano darmela managgia :-), in compenso mi sono beccato un catetere che avrei evitato volentieri.
Auguroni……Andrea. Praticamente ti hanno modificato l’hardware……
So che vuol dire , in ospdedale bisogna andarci solo se non si e’ malati, le malattie te la danno poi loro…..
Scherzi a aprte, auguri doppi…..e passa presto dal….. catetering al catering…..
Ti intubano perche’ essendo curarizzato moriresti per asfissia.
A volte qualche operatore principiante si impicca sulla manovra e vengono fuori i “sempreverdi”…….
Quanto alla “sciatteria” psico-assistenziale non te la prendere : per loro e’ stata solo una semplice ….”laparo..scopata”
La stessa sensazione di quando mi hanno operato di una cisti sacro-coccigea in anestesia totale, sentivo man mano un’onda paralizzante…che è partita dai piedi fino ad arrivare allo stomaco…al che ho detto al medico:”Che sapore di me..a” poi mi sono sentito paralizzare le braccia e i polmoni: “azz non riesco a respirare…” poi nonostante i miei sforzi di restare vivo, ho dovuto lasciare andare…mi ricordo il sogno, una festa pazzesca, tutti mi salutavano (un po’ alla Epifanio Gilardi), bevevo gin tonic, a fiumi, poi il risveglio in ascensore, il portantino mi fa: “Ohh ghe semu? hai bisogno di qualcosa?” io rispondo: “Ho un male alla gola pazzesco, hai mica un gin tonic?” Poi
leggo sulla sua cappa: “Ospedali Galliera”.
Auguri e riguardati
Salve Andrea, ho prima commentato un altro tuo posto e solo dopo ho visto il tuo ultimo! Ti garantisco che non vale “mal comune mezzo gaudio” ma ad ottobre ho scoperto di avere un un linfoma e la mia vita è stravolta ad 800km da casa e poter lavorare solo in assistenza remota. Tu hai fotografato le flebo, io il tag al polso 🙂 Il mio anestesista era un tipo simpatico tipo “giamaicano” .. sarà per questo che la mia anestesia è andata un po’ meglio 🙂
Ti auguro una pronta guarigione. Torna presto a farci compagnia con il tuo blog.
Claudio
bella cronaca andrea, spero che ti riprenda presto… @claudio tutti gli anestesisti sono “tipo” jamaicano…posso confermare che il sentirsi jamicani è il motivo della scelta della scuola di specializzazione per almeno il 50 % dei medici
Ciao Andrea, sono pienamente d’accordo con te per quanto riguarda gli anestesisti .. bandana vagamente disneyana..
io sono stato operato il 2 di dicembre alla maxillo di bologna.. e la soggetta di cui sopra alla visita preliminare tremava .. si tremava vistosamente .. tu pensa quando me la sono ritrovata in sala operatoria legato a mo di salame che tu ben conosci ..
oltre agli improperi pensati ci ho aggiunto un bel ciao grazie .. è stato bello ..
in bocca al lupo per una prontissima guarigione ..
bye
andrea
[…] con l’anestesista che cercava di distrarmi [ma perché tutti gli anestesisti portano vistose bandane?]. vorrei averlo fatto sette anni […]
[…] post di Beggi “quella volta che sono morto” è la miglior cosa che mi sia capitata di leggere nei blog durante il 2009. Certo, la […]
bel pezzo.
Q.
stessa tua esperienza fatta 6 anni fa (altro tipo di intervento)con l’anestesia, solo che non ho avuto il tempo di insultare mentalmente l’anestesista prima di piombare nell’incoscienza. Davvero gran bella tecnica, quattro buchini invece di una lunga incisione. Per il resto più o meno uguale…Grazie il tuo post mi ha divertito e fatto ricordare.
Come ti capisco.. a me è successa la stessa cosa 2 giorni fa con la differenza che ricordo che sbattevo le mani e le gambe legate (o almeno credo).. per avvisare che stavo male
Ricordo l’ultima parola dell’anestesista “c’è qualcosa che nn va”.. certo.. stavo SOFFOCANDO! Concordo con te.. perchè nn avvisare prima?
Quella volta che non sei morto
E’ proprio tipico del popolo italiano.
Il maggior numero di laureati in “so ffà mejo de te quello che stai a ffà tu”.
E non è che il diploma di laurea lo prendi a Scuola Radio Elettra o a Centro Studi Padre Pio – che più che un nome è da prende come un’invocazione, invocano l’aiuto dei santi per farti laureà; con questo diploma generalmente l’italiano ci nasce.
Non stiamo parlando dell’italiano medio, no: basta che metti piede sul suolo della repubblica e sei fregato.
Trainavi slittini in Norvegia? Chissene!
Diventa anche tu CT della Nazionale. Ora puoi! Schiacciando semplicemente un tasto del telecomando e sintonizzandoti sulla partita, avrai diritto a dire la tua sulla formazione di gioco. Anche se fino al giorno prima al massimo passavi lo spazzolone sulla pista di ghiaccio del Curling.
Eh no, signori. Questa non è semplicemente democrazia.
Questo è proprio rompere i coglioni.
Vi siete chiesti mai perché l’arrotino stia scomparendo dalle nostre città?
Ore 12 d’una domenica qualunque di aprile. L’aria è tiepida e aprendo la finestra:
“Donne, è arrivato l’arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine…” “Eh no, scusi, sa. Ma arrota i coltelli o le forbici? O l’uno o l’altro. Perché non esce mica bene con lo stesso arnese, glielo dico io.”
GLIELO DICO IO.
La signora, che fino all’attimo prima a malapena sapeva la differenza tra il coltello della carne e quello del pane , d’un tratto se ne intende di lame come manco Hattori Hanzo.
E daje a’coppe che l’arrotino non arrota più. S’arrota…i cosidetti, per l’appunto. Ora è specie protetta dal WWF.
Ne ha uccisi più quel “glielo dico io” che l’inquinamento globale terrestre.
Mio figlio a scuola non c’andrà.
Mica per qualcosa. E’ che poi non avrà tempo di ricevere le maestre per spiegare loro che sì, sono brave ma non si applicano e che dovrebbero studiare di più.
Sarà già abbastanza impegnato a fare il genitore al posto mio.
Ma veniamo a noi.
Perché per inciso, dato che ci troviamo a parlarne, io per mestiere studio per diventare anestesista, che è un po’ come l’apprendista stregone.
Nella vita, come in tutte le cose, è inutile a dì, ci vuole culo.
Uno non dice che si aspetta un ringraziamento pubblicato sulla quarta pagina de “La Repubblica”. Ma magari “coglione” a gratisse – come dicono le vecchiette da noi – anche no.
Bravo, applausi.
Oceano di mani.
E come dice il proverbio, oceano di mani, oceano di villani.
Ma io – mi domando – sto a studià diec’anni come minimo per farmi dì dal primo di turno (o dalla prima, nel caso specifico della lettrice) che mi sono dimenticata di togliere il tubo?? Come se ognuno di quei gesti non avesse un significato? Un senso? Un perché che tu grazie a dio non vedi, altrimenti non ti basterebbe un vitalizio di Imodium per non fartela sotto come me la faccio io, quando qualcosa non va e devo metterci molto meno tempo dei tuoi più potenti processori di calcolo per trovare la soluzione più adatta?
Chi me le ridà le mie coronarie? Mi presti la tua mammaria per il bypass?
Sarebbe facile, se ogni anestesia fosse un algoritmo in Pascal – l’unico linguaggio informatico che ho mai studiato in vita mia e che, l’ammetto, manco sapevo molto bene. Peccato che ogni persona è diversa.
Io quando lavoro non mi posso permettere di dire “crash di sistema, veditela tu” o “farmaco non trovato”.
Io non posso sbagliare il mio linguaggio di programmazione, come fai tu – e se lo sbaglio, molto semplicemente, so’ cazzi.
Io non ho questa libertà, ed il non averla dovrebbe alimentare quantomeno un briciolo di rispetto; o quel minimo di empatia che si destina con discreta facilità a chi si stia dedicando a qualcosa di impegnativo, difficile o delicato, come il recupero dell’anfora di Amaro Montenegro.
Io non ho l’abbonamento alla Settimana Enigmistica. Leggo altre riviste che vantano innumerevoli tentativi di imitazione, però quando TU dormi e non mi vedi, IO non sto in un’altra stanza a ffà le parole crociate. IO sto là. Inchiodata al tuo letto, nel caso qualcosa vada storto. I diec’anni di corso di studi servono in realtà per imparare ad incrociare tutte le dita, comprese quelle dei piedi.
Ti piaccia o no, io sono la tua garanzia là dentro. E prega che io ci sia, invece di inveire al riguardo di cose che magari ti sono state dette e manco ricordi.
Se tu avessi l’idea delle insidie cui voi pazienti ci sottoponete ogni giorno, resteresti stupito dalle strategie mirabolanti che abbiamo sviluppato per aggirarle, che manco lo slalom gigante.
“Signora, è a digiuno?”
“Sì, sono a digiuno”.
Il coglione dell’Anestesista – che si accontenta di fare una figura non propriamente brillante, quando chiede – “Quando ha bevuto l’ultima volta?”
“Prima di venire in sala, un bicchiere d’acqua.”
TA-TA’!
Ma non era a digiuno???
E ti pozzano affogà, signò, in quel bicchiere d’acqua!
Se ti risale dallo stomaco mentre ancora non ti ho messo… indovina? Il tubo! ti finisce dritta nei polmoni e provochi una condizione pericolosissima nota come “ab ingestis”, che non è un rito cattolico, ma un tipo di polmonite che inizia con un’irritazione delle mucose dei polmoni e dei bronchi, che si serrano fino a bloccare l’ingresso dell’aria. A voja a dì “respira” poi. Te saluto!
Dulcis in fundo, non c’è morfina che tenga che il paziente si deve lamentare.
E gli fai l’analgesico, e non va bene, che si sente intontito.
E non glielo fai, e non va bene, perché ha dolore.
E gli spieghi quello che fai, e non va bene, ché lui non vuole sapere niente oppure, PEGGIO ANCORA, lo sa già perché l’amico di un suo amico….
E non glielo spieghi, e non va bene, “e signorì – femmina = signorina; maschio = dottore/professore – ma mo’ c’è qualcosa che non va? perchè non mi dici niente?”
In medicina non esiste niente di perfetto. Magari nel tuo lavoro bello, confezionato, colorato, pulito, dove la mattina una vecchietta che potrebbe essere tua nonna non rischia di contagiarti con l’epatite C, una malattia che può provocare il cancro (anche in chi non è nato sotto l’omonimo segno); dove le mani al massimo ti si sporcano di penna o inchiostro di stampante, e non di saliva, vomito, sangue, urine; dove se ti allontani un attimo dalla stanza in cui lavori perché la vescica sta per diventare un pallone aerostatico, non ti porti appresso il pensiero di chi sta dentro…magari nel tuo lavoro, sì: tutto si incastra alla perfezione.
A noialtri poveri cristi invece capita di andare a far la guerra con le fionde, ed il nemico c’ha l’arsenale nucleare. Hai presente la coperta corta? Quella!
A noialtri, sempre noi, questo lavoro piace, e lo si fa nonostante questi più o meno allegri inconvenienti perché l’idea è di far star meglio la gente, che lo meriti o no.
Altri esempi? Naaaa!
Chi non crede in dio non crede manco nei miracoli.
Pretendete però l’elisir di lunga vita, e vi arrabbiate con noi se l’unico elisir che abbiamo a nostra disposizione è quello di Rocchetta.
Non verrebbe un’orchite devastante anche a te se l’ultimo dei tuoi clienti venisse a dirti come devi riparare un computer e a darti del coglione se cerchi di spiegargli che Windows e Mac usano linguaggi diversi? “E tanto sempre due scatoloni di computer so’, ho capito che lei deve vendere a tutti costi…”
Malasanità. Ma dei pazienti, s’è parlato mai?
Rido. Perché vi tratto bene e col sorriso e ce la metto tutta per addormentarvi e svegliarvi nel migliore dei modi, anche se so che molti di voi ci trattano come degli stronzi. 🙂
PS – la presente è valida come buono sconto per l’acquisto di uno specchio.
Guardiamoci in faccia la mattina e ringraziamo iddio o chi per lui (il progresso della scienza e della tecnica? Lo sviluppo della società? La disponibilità di risorse?) di essere vivi dopo un intervento perché c’era qualcuno lì pagato per renderlo possibile.
E scusate lo sfogo!
Ehm, Chiara: http://it.wikipedia.org/wiki/Ironia
Andrea, c’è poco da essere ironici, Chiara ha ragione e ne ha molta: sei stato presuntuoso, irrispettoso e anche un po’ ridicolo. Fa’ il tuo mestiere e lascia fare agli altri il proprio. E se proprio sai tutto tu, perché non ti sei fatto l’anestesia da solo? Perché tanto l’anestesia è solo dormire, vero? Allora avresti potuto chiedere all’équipe di lasciarti una ventina di minuti di tempo per addormentarti naturalmente, magari con una bella camomilla e il cappuccio in testa… tant’è che era pure notte! Ma certo, hai ragione!!! A che cosa le fanno a fare le anestesie??? Tanto ad addormentarsi son capaci tutti, no?
Mah! Sto parlando con uno che non sa nemmeno cosa sia un’anestesia. Non sono molto orgoglioso di me… perché perdo tempo?
P.S.: ti lascio e ti auguro una buona giornata, mentre ho in testa le parole “nerd ignorante”.
Comprensione del testo: zero. Se sei anche tu un’anestesista, andiamo bene. L’ironia era la mia, ma evidentemente ho toccato dei nervi scoperti. Se vi fa girare così tanto le balle che uno dica quello che pensa, visto che la salute e la pellaccia è la sua, magari potevate fare i guardiani del faro invece che aver a che fare con le persone. Oppure potreste darvi alla medicina legale: almeno lì i “pazienti” sono già morti e non vi rompono i coglioni. Ma guarda te che presunzione sulla mia pelle. Se io, che ho subito il trattamento, mi sono trovato a disagio per cose che potevano essere facilmente risolte con un minimo di buon senso, magari porsi il problema che forse, dopotutto, potreste far stare meglio le persone ascoltandole davvero invece di fare i tromboni offesi, non sarebbe poi così brutto.
No, non sono un anestesista (prima congettura sbagliata) ma faccio con infinito entusiasmo un mestiere che, credimi, mi impone di padroneggiare il significato delle parole molto meglio di quanto debba fare un programmatore (seconda congettura sbagliata: visto la tua ironia non è stata compresa… al di là del fatto che il monitor certamente limita l’espressività perché impedisce la trasmissione dei segni non verbali… t’ha forse sfiorato il dubbio di non saperla esprimere bene? O sono sempre gli altri che sbagliano? Errore del progettista – leggere Jakob Nielsen) .
Ma al di là di questo, sono uno che non crede di saper fare il medico meglio del medico; sono uno che crede che se un professionista fa qualcosa, lo fa per un preciso motivo. Che a te piaccia o no, indipendentemente dalle tue mestruazioni del momento o dal tuo volertelo sentir dire. Perché DEVE fare così per il mio interesse. E io non ho argomenti né competenze per dirgli “ma no, devi fare così”. Esattamente come io faccio con i miei clienti e come tu farai con i tuoi.
Quindi no, non hai toccato nervi scoperti, hai solo sparato delle cazzate immani.
Perché, non essendo tu un medico, non sai quanto e come sia applicabile alla chirurgia ed alla clinica il tuo personalissimo “buon senso”. Ci sono procedure e protocolli studiati apposta per farti sopravvivere ad una cosa naturalissima (n.b: ironia) come qualcuno che ti apre e si mette a mescolarti le interiora mentre sei ancora vivo. Il “buon senso” ti fa morire. Tu non sai quando è necessario fare qualcosa o no.
E poi, caro… a meno che tu non fossi in urgente pericolo di vita, quando ti hanno ricoverato hai firmato un consenso informato sul quale, credi, c’era scritto per filo e per segno esattamente tutto quello che ti avrebbero fatto o che avrebbero potuto farti. TUTTO. Leggi quello che firmi o no? Non te l’hanno fatto firmare? Denuncia l’ospedale. Ma occhio che se poi (Dio non voglia) ti sarai sbagliato e salterà fuori che infine quel consenso l’hai rilasciato ti becchi una bella querela per calunnia, diffamazione, procurato allarme, ecc., ecc., ecc….
Sì… forse ti conviene davvero fartela da solo, la prossima volta, l’anestesia.
Non sei un medico? OK. Hai quindi la stessa autorità che ho io a parlare di queste cose. Quindi smetterò di nutrire un troll. Stammi bene. (E comunque non sono un programmatore)
Caro Andrea,
non ti conosco.. ma ho letto volentieri il tuo ”racconto” su ciò che hai passato.. Devo sottopormi a breve allo stesso intervento e credo che.. scriverò le mie memorie prima di entrare..
Condivido ogni cosa.. e.. anche se non sei un medico.. purtroppo bisogna aver paura.. a prescindere dai protocolli .. sono persone.. e si sono laureate esame dopo esame come ogni altro laureato..questo nn significa che tutti siano preparati..Sbagliano.. Sbagliano di continuo.. solo che noi siamo nelle loro mani.
RAGAZZI, E’ SUCCESSA LA STESSA COSA ANCHE A ME AL TERZO INTERVENTO CHIRURGICO…UNA SENSAZIONE TERRIBILE: INIETTANO L’ANESTETICO E MI SENTO SOFFOCARE! ORMAI NON RIUSCIVO A PARLARE, HO TENTATO DI DIMENARMI PER FARGLIELO CAPIRE….E MI SONO ADDORMENTATA CON LA CONSAPEVOLEZZA DI NON SVEGLIARMI PIU’. IL BELLO E’ CHE MERCOLEDI’ PROSSIMO DOVRO’ SUBIRE UN ALTRO INTERVENTO IN ANESTESIA GENERALE ED HO PAURA!!!!
Complimenti x l’italiano che ha usato!saro’ ignorante,ma e’ da tempo che leggo storie senza capire l’iter degli eventi!!!!dovrebbe fare lo scrittore io sarei la prima a comprare il suo libro!!!!!complimenti a parte spero che ora sia tornato tutto nei limiti,sa’ ho una cara amica che ha la cistifellea piena e le hanno comunicato che deve farsi operare al piu presto….
Grazie Agnese, è tutto a posto. Adesso sto benissimo.