Quando ero bambino le arachidi, a Genova, si chiamavano “pistacci”. I pistacci non vanno confusi con i pistacchi, di cui non ho memoria nella mia infanzia. I pistacci si mangiavano a Natale e in poche altre occasioni.
Di tanto in tanto mio papà mi portava allo stadio con lui e i suoi amici, quando giocava il GenUa a Marassi. Non c’erano i sedili, allo stadio, ma solo gradinate di cemento, e ognuno portava sotto il braccio un cuscino imbottito pieghevole rosso e blu.
Fuori dello stadio c’erano venditori ambulanti che avevano ciungai (*) di due soli gusti, menta verde e menta blu, e poi pistacci normali e pistacci caramellati.
I pistacci normali erano venduti in piccoli sacchetti di carta, quelli caramellati erano chiusi in piccole confezioni cilindriche di cellophane trasparente. Ogni tanto papà mi faceva scegliere qualcosa e io prendevo sempre i pistacci.
Li mangiavo aspettando che iniziasse la partita; ne capivo poco ma mi piacevano le gradinate che si gremivano lentamente di persone, il grande prato verde e la voce sempre uguale che ripeteva le pubblicità dall’autoparlate. “Mio nonno vestiva da Mauri, mio padre veste da Mauri, io che sono giovane, vesto da Mauri”. Mi sembra di averla sentita per anni. Alla fine si sfollava lentamente e si andava a casa.
Alle 18:20 iniziava “90° Minuto”, con la sua maledetta sigla, come i titoli di coda del fine settimana. Io con la fronte appiccicata alla finestra della mia camera guardavo il traffico della domenica sera che si trascinava pigro otto piani più in basso.
Ora va meglio, per fortuna.
(*)chewing gum
Commenti
12 risposte a “I pistacci”
“Ora va meglio, per fortuna.”
Nel senso che il Genoa è più forte di quanto fosse allora?
Ludo, il calcio non so più cosa sia. 🙂
Io allo stadio a vedere il genoa ci sono venuto solo con lo zio perchè mio papà di calcio non capiva niente..i cuscini erano rettangolari doppi piegati tenuti con un elastico e con su scritto ieri oggi e domani sempre genoani….. ma il più delle volte andavo a vedere l’Entella* squadra dove militavo nelle giovanili ed avevo diritto ad entrare gratuitamente per la partita di grandi… edi pistacci c’erano sempre e li vendeva Richin che era già vecchio vecchio allora che io avevo 10 anni…adesso che ne ho 45 lui sarà il numero 1
*Entella squadra di Chiavari che prende il nome dall’omonimo fiume che divide intra Chiaveri e Sestri s’adima una fiumana bella …. come diceva Dante Alighieri non volendo citare Lavagna governata dai Fieschi:)
Mah… sicuro che oggi le cose vadano meglio?
E non mi riferisco al Grifone…
Io li chiamo bagiggi.
“90° Minuto … come i titoli di coda del fine settimana.”
ma questa è poesia !
Anche “Petrelli, vini liquori champagne” era un discreto tormentone in quegli anni. Anni in cui se pioveva tornavi a casa da buttare via, a prescindere dal settore (file interne della tribuna escluse).
E che dire dei gabbiotti costruiti sui tetti dei palazzi di Corso De Stefanis per guardare le partite a babbo? Qualcuno resiste ancora adesso, non so per farci cosa.
Belin che tuffo nel passato!
Mi hai ricordato un gol di Mancini sotto la nord in un derby… e la faccia di Testoni un po come quella di Toni quando sbaglia un gol 🙂
E il suffisso del cognome non e’ casuale 😀
Belìn, Beggi è tifoso del bibìno. È proprio vero che nessuno è perfetto!
Andrea questo post è bellissimo
Grazie…..
qualche anno prima i cuscini erano di carta imbottiti di paglia…. e a fine partita l’usanza diceva di tirarli in campo…